Irina Kirillova: “la Divina” della pallavolo che ha scardinato gli stereotipi di genere nello sport

Irina Kirillova: “la Divina” della pallavolo che ha scardinato gli stereotipi di genere nello sport
Ho incontrato Irina Kirillova in occasione di un evento promosso da ELLA – Riflessioni Divergenti, l’associazione nata per dare voce alle differenze e per promuovere, concretamente, una cultura della parità. Irina era uno dei due ospiti d’onore, e la sua presenza, sobria, intensa, quasi silenziosa, ha detto molto più delle parole.

Una donna che ha attraversato la storia della pallavolo mondiale con il passo solido di chi sa dove vuole andare, senza mai ostentare e senza mai cedere.

Nata in Russia, Kirillova ha conquistato risultati straordinari: l’oro olimpico a Seul nel 1988, il titolo mondiale del 1990, due campionati europei, e una carriera nei club più prestigiosi d’Europa e del mondo. È stata molto più di una grande palleggiatrice. E’ stata una guida in campo, una costruttrice di gioco e di fiducia, una professionista che ha saputo reinventarsi, restare, durare.

Ha giocato ad altissimi livelli fino a 47 anni, con la stessa lucidità tecnica e mentale degli esordi, lucidità che raramente si è vista, soprattutto nel contesto femminile, spesso penalizzato da narrazioni che riducono le carriere delle donne a parentesi brevi, condizionate, quasi accessorie. Ad affermarlo è Gianni Caprara, noto allenatore di pallavolo, anch’egli ospite dell’evento, nonché suo compagno di vita.

La sua longevità sportiva è un simbolo in sé a dimostrazione che l’identità femminile nello sport può essere stabile e duratura. Aggiungo io.

Ascoltarla da vicino, in un contesto intimo ed attento come quello creato da ELLA, mi ha restituito molto più che la somma dei suoi titoli. Gianni ha parlato della fatica e delle scelte di Irina, del rispetto da conquistare ogni giorno. Ha parlato di come Irina, per anni, ha saputo essere non solo la migliore in campo, ma anche quella che sbaglia meno, che non cede, che non si mostra fragile.

Al di là dei trofei, la sua storia personale e sportiva racconta in modo profondo di parità di genere. In un mondo dello sport che per decenni ha celebrato il talento femminile in modo subordinato o parziale, Irina ha incarnato con forza la piena dignità dell’atleta donna, come presenza autorevole e non come eccezione tollerata. Ha guidato squadre, ha costruito gioco, ha influenzato generazioni, senza mai conformarsi a modelli imposti.

Raccontare di Irina Kirillova significa riconoscere la forza di una storia che ha saputo aprire spazi dove prima c’erano confini. La sua esperienza mi ricorda che la parità non è mai solo una questione di accesso; è una questione di riconoscimento. Non basta essere presenti, occorre essere viste ed ascoltate. Irina lo ha fatto, con il corpo e con la passione per la pallavolo.

Una parità in senso pieno e concreto. Non l’uguaglianza teorica, ma la possibilità di affermarsi senza doversi snaturare. Senza dover corrispondere a modelli maschili per essere legittimate. Irina non ha chiesto spazio. Lei se l’è preso, con autorevolezza e con rispetto.

Perché la parità non si costruisce solo con le leggi o con i numeri. Si costruisce con le presenze che restano. E Irina Kirillova è una di quelle presenze che creano un legame tra le generazioni. È una testimone potentissima di ciò che può essere una donna quando le si riconosce, senza riserva alcuna, il diritto di esserlo fino in fondo. Anche nello sport.

Avv. Simona Maruccio

simona@maruccio.it

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